1861-2011: 150° Anniversario dell'Unità d'Italia

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Vogliamo un’Italia pulita, una Cristianità viva

di don Primo Mazzolari

Tra coloro che si adoperano di fare "del tanto peggio o il tanto meglio", e coloro che compulsano le statistiche per vedere se qualche cosa s’avvia, stiamo con quelli, che, tra difficoltà di ogni genere, si sforzano di risalire la corrente.

Sono indubbiamente uomini di buon volere: se talvolta siamo costretti a pungolarli, non è certo per sconoscenza del loro sforzo o del loro merito, ma per timore che stiano prendendo un’andatura ordinaria, che lascia la porta aperta a una quantità di piccole preoccupazioni e di piccole vanità, che non convengono all’estrema gravità dell’ora.

Potrà sembrare la nostra una pretesa esagerata, quasi un misurare gli uomini politici su esigenza d’apostolato, misura che non può essere di tutti e di tutti i giorni; però, a spiriti cristiani, che in un’ora decisiva lavorano sul campo politico e sociale per qualche cosa, che diviene necessariamente una testimonianza pro o contro la religione, il chiedere una sensibilità più pronta una maggiore decisione per affrettare i tempi e provvedere tempestivamente alla salvezza del Paese, è un atto di fiducia, che, mentre li impegna, li onora.

Vogliamo un’Italia pulita

C’è anche l’aspetto morale e spirituale del Paese, che finora non si è ripreso. Direi che ci veniamo sporcando di più. La scorrettezza professionale è in aumento, com’è in aumento la sfiducia reciproca, l’odio di classe, la corsa al godere, il rifiuto di portare.

Sta bene che ci si batta per una politica cristiana (siamo arrivati troppo tardi su questo campo importantissimo di prova), ma se il lavoro di rinnovamento politico non viene accompagnato da un adeguato sforzo morale per disintossicare e pulire il paese, la politica marxista avrà il sopravento su quella cristiana.

Il comunismo può essere fermato con mezzi politici, ma superato soltanto sul fronte del costume, poiché esso attacca l’uomo prima ancora delle istituzioni: e una volta che il fondo dell’uomo non tiene, una politica cristiana diviene insopportabile.

Disgraziatamente, nel suo assalto contro l’uomo il comunismo può contare su parecchi alleati, i quali, pur figurando nello schieramento anticomunista, mentre lo combattono per motivi economici di prestigio, concordano pienamente sul modo di vedere e di intendere la vita. Sono gli stessi che plaudono a Scelba quando fa intervenire la "Celere" per impedire l’occupazione di una fabbrica e lo coprono d’ingiurie se fa sequestrare un emporio pornografico: che approvano il Governo se resiste ad un’ingiunzione faziosa sul piano economico e muovono lai ad ogni proposta di riforma onesta e gridano contro la "scuola asservita" per il solo fatto che in essa si rispetta la religione.

Conviene ricordare a codesti innamorati dell’ordine e della disciplina che la tranquillità del Paese e la sua prosperità non sono legate a un apparato di polizia ma a un costume morale che dev’essere instaurato prima di tutti da coloro, cui l’onestà è meno costosa, perché il pane ce l’hanno, la casa ce l’hanno e molte altre cose che i poveri non hanno.

Un Paese non pulito è un vaso inquinato, che guasta qualsiasi cosa, anche la libertà, anche la giustizia, anche l’ordine.

Vogliamo una cristianità viva

La Chiesa è sempre nell’azione vivificante dello Spirito: ma la cristianità, vale a dire i cristiani operanti nella società, se nel loro sforzo personale o associato, non rimangono congiunti alla sorgente della verità e della carità, si smarriscono e divengono fatui.

Una cristianità non è viva perché in una giornata di euforia elettorale conquista la maggioranza, perché riesce a portare dei suoi al governo, perché indice imponenti adunate e protesta ad alta voce quasi dietro comando.

Una cristianità è viva:
- quando è presente in ogni momento e in ogni attività della vita nazionale e riesce a far presa sull’opinione pubblica con idee chiare e possibili;
- quando interessa e inqueta ogni categoria e ogni classe;
- quando accetta di rendere testimonianza e di battersi ovunque, senza chiedere riguardi, esenzioni, privilegi;
- quando non rifiuta la responsabilità politica perché oggi fa comodo, pronto a schivarla al primo rischio.
Una cristianità viva non ha soltanto una tradizione da conservare e un prestigio da far valere, ma una salvezza da comunicare a tutti, ricchi e poveri, vicini e lontani, traducendo in termini di adesso la Parola che non passa, senza dimenticarla, senza far scontare alla Chiesa le proprie stupidità e la propria ignavia, pagando di persona errori e audacie. Una cristianità è viva non per l’insegna che porta sull’albero maestro, ma se ai remi ha braccia valide, se Cristo è al timone.

Fonte: Anno 1° n. 4 - 1 Marzo 1949 – editoriale di ADESSO

 

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