articoli


Alberto Vitali , articolo del 15/7/2008, Come albero




Che abbiamo a che fare con te, Gesù nazareno?

Caro Gesù,
sono passati quasi quarant'anni dall'ultima volta che ti ho scritto. Da allora ne sono cambiate di cose... e tra queste - ahimè - anche la mia ferma convinzione che tu possa esaudire ogni mio desiderio. Non certo per mancanza di fiducia... ma perché ormai non è più questione di graziosi orsacchiotti, per la notte di Natale, bensì di orribili orchi, che ogni giorno ci mangiano un pezzetto di anima.

Ma andiamo per ordine. Al catechismo, i cari vecchi padri Canossiani (erano vecchi già allora, ora saranno con te) ci insegnavano che la tua storia, in realtà, era iniziata qualche secolo prima della tua nascita, quando un tuo antenato, un certo Giacobbe, trovandosi in difficoltà nel paese dove abitava (peraltro già da forestiero) decise di migrare con i suoi dodici figli e non so quante nuore e nipoti, in un'altra nazione, per provvedere al sostentamento di tutto il suo clan. Potenza della famiglia! Cosa non farebbe un genitore per i figli?! Ma, come in tutte le storie che si rispettino, di lì a qualche anno, sorse un re cattivo che li maltrattò, li ridusse in schiavitù e uccise persino i loro primogeniti. Così intervenne Iddio che, mediante prodigi inauditi, liberò quella gente, colpendo duramente la nazione che non si era mostrata ospitale.

Volendo poi chiarire quanto faccia della solidarietà una questione personale e non sia disposto a scendere a compromessi in materia, ti fece nascere da una famiglia tanto povera, da poterti offrire soltanto una mangiatoia... e tanto indifesa, da dover fuggire, nella notte, per salvarti da un altro re, anch'egli cattivo e - guarda caso - ancora in direzione dell'Egitto. Così, anche tu sperimentasti i disagi e le umiliazioni non soltanto dei tuoi antenati, ma dei migranti di ogni tempo: è una storia che si ripete!

A quel punto, i buoni padri avevano già gettato le basi della catechesi di allora: la famiglia, la solidarietà (che chiamavamo "carità"), i poveri e il Dio dei poveri... piantando così definitivamente anche le "nostre" radici cristiane. Quelle e non altre. Affondate nella stessa storia - un po' infantile, forse, ma adatta a gente semplice... - che avevano raccontato, 30 anni prima, a mio padre e altri 30 prima a mio nonno. Profumo di tradizione.

Poi, non so che diavolo sia successo - o passato - ma oggi la storia che, ormai quotidianamente, raccontiamo ai bambini parla invece di migranti cattivi e perciò da rifiutare: criminalizzati per gli stessi motivi per cui allora erano i prediletti e i protetti da Dio. "Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l'amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio" (Lv 19,34). Forse che Dio ha cambiato parere? Perché, sai, sull'autenticità "cristiana" della nostra civiltà non si discute... e l'uomo che non mette in discussione se stesso, non può che mettere in discussione Dio!

Poi, a complicare le cose, sei arrivato tu. Con il tuo "politically Incorrerct".

Anzitutto contrapponendo i poveri ai ricchi... che sa tanto di lotta di classe. E pazienza se ti fossi limitato a proclamare "beati i poveri": il buon Matteo ci ha aggiunto un "di spirito" (Mt 5,3) e si è salvato in corner. Ma tu no, hai dovuto per forza aggiungerci quel: "Ma guai a voi, ricchi" (Lc 6,24). Hai presente quante pagine di teologia ci é costata questa battuta, dai tempi di Clemente Alessandrino, 17 secoli fa? E quante, di esegesi contemporanea, quella sulla cruna dell'ago, col cammello o quant'altro non riesce ad entrarci? (Lc 18,25). E sai, quanto sono costate, entrambe, a coloro che, un po' ovunque, ma soprattutto in America Latina, ti hanno preso sul serio? Inclusi quanti sono adesso impegnati a elaborare una "Teologia della Prosperità" in alternativa alla "Teologia della Liberazione"... Perché, sai, noi siamo cristiani.

Trattandosi d'un vizio di famiglia, hai pensato poi di portare a compimento l'opera di papà. Se, infatti, Dio si era limitato a minacciare Gerusalemme di renderla obbrobrio e scherno di tutta la terra (Ez 22,4), anche per come trattava gli stranieri... tu ne hai fatto una questione escatologica: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli... perché ero forestiero e non mi avete ospitato..." (Mt 25, 41), obbligandoci a elaborare infinite, quanto improbabili, motivazioni "per il loro bene"... Perché, sai, noi siamo cristiani.

E come ciliegina sulla torta hai pensato di metterci i bambini: "Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli" (Mt 18,10). Almeno qui, nessuno li disprezza. Ma, toglimi una curiosità: anche i bambini Rom hanno degli angioletti su nel cielo? Sono sporchi anche loro e fastidiosi? E a loro cosa fate: prendete le impronte digitali o la misura dell'apertura alare? Sarebbe interessante saperlo... Perché, sai, noi siamo cristiani.

Hai invece decisamente esagerato quando hai preteso che non rispondessimo alla violenza con altra violenza: "ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra" (Mt 5,39). E che diamine, non saremo i più tonti! Anche in questo però ci siamo attrezzati: adesso, infatti, lo schiaffo lo diamo preventivo, così poi non ci sono problemi di guance... Perché, sai, noi siamo cristiani.

E a ben vedere, quello poco cristiano - o perlomeno poco cattolico - a volte, sei apparso tu. Perché, d'accordo la misericordia... ma come si può essere tanto accondiscendenti con una pluri-divorziata e convivente come la Samaritana? Non le hai nemmeno chiesto di regolarizzare la sua situazione! L'hai, anzi, introdotta in una dinamica di comunione con Dio, "in spirito e verità" incurante, dei riti, delle tradizioni, dei luoghi e delle regole! Altro che lo stupore silenzioso e un po' vigliacco degli apostoli: lo sai, vero, cosa ti direbbero oggi i tuoi legittimi rappresentanti? Perché, anche loro sono cristiani...

Il fondo però l'hai toccato con l'adultera. D'accordo, non potevi lasciarla lapidare: per questo l'avevano condotta. Inoltre, il cattivo esempio l'avevi avuto in famiglia: anche Giuseppe, quando ancora non sapeva la storia dell'angelo, credendo che tua madre l'avesse tradito, aveva pensato di violare la legge, disobbedire a Mosé e ingannare i sacerdoti per salvarle la vita. Il bello è che Matteo commenta: "perché era giusto"! Ma siamo sicuri che questo vangelo abbia l'imprimatur? Ad ogni modo la tua reazione fu inaudita: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei" (Gv 8,7). Bell'esempio di relativismo morale! Se i giudizi dovessimo pronunciarli non in riferimento alla verità - unica e assoluta - ma alla condotta dei presenti, addio! Tutto diventa relativo... e il papa si arrabbia. Come dargli torto: è cristiano anche lui!

C'è un'ultima questione sulla quale vorrei un po' di luce. Sai, fino a questo punto ho ripetuto come una litania "perché noi siamo cristiani"... non tutti però, anche se l'abbiamo creduto per secoli. Sì, è vero, c'erano un po' di comunisti, ma in fondo aveva ragione Benedetto Croce: non potevamo non dirci cristiani. Ora invece tornano i turchi! Va beh, i mussulmani... Allora, come dobbiamo comportarci? Lanciamo di nuovo una bella crociata o dobbiamo "tollerarci"? Qualcuno sostiene persino che dovremmo diventare amici, perché crediamo nel medesimo Dio. Le Chiese ogni tanto ci provano, ma - a dire la verità - non sembrano troppo convinte. Tu, come sempre, ci spiazzi. Perché leggendo con attenzione i vangeli, scopriamo che incontrando persone di altre fedi, mai hai chiesto loro di convertirsi. Di più: in qualche caso li hai persino additati quali esempi da imitare! Allora?! In parrocchia abbiamo recentemente organizzato un incontro con l'Imam della Moschea vicina, un caro amico, il quale ci ha poi invitato a organizzare una festa assieme. La cosa - inutile negarlo - "ci prende", ma com'è che ci si sente "fuori" proprio e soprattutto quando si mette più a frutto il tuo insegnamento?!

Ho finito. Ormai ne ho dette tante, ma dopo 40 anni non potevo cavarmela con un semplice telegramma! Un'ultima domanda però mi sorge spontanea, dal profondo, ripensando a quanto sta succedendo e al nostro modo di intendere e vivere la fede: "Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno?" (Lc 4,34). E' una domanda imperiosa, che tanto più si fa nitida e cosciente, tanto più m'impietrisce dalla paura, perché so bene chi un giorno te l'ha già rivolta. Era Legione. Non uno quindi, ma un'intera Legione di demoni. Non posso però farne a meno. La prossima volta, allora, anziché un orsacchiotto, portaci un cuore grande, come quello proverbiale della tradizione milanese, che spesso il nostro arcivescovo ci ricorda, e un po' di aria fresca.

Alberto Vitali

(articolo apparso su Come albero - luglio-agosto 2008)

torna alla home