articoli di d. Angelo


 

LE STORIE DI DIO


Può sembrare una sfida ingenua, una scommessa senza speranza, un gioco d'azzardo parlare di piccolezza dentro una stagione che celebra ossessivamente il "grande", i "grandi".

Piccolezza, terra emarginata, creatura in esilio. Eppure ti rimane a memoria e non ti riesce di staccartela dagli occhi e dal cuore la parola di Gesù, che si emozionava e incantava davanti ai "piccoli" e gli veniva di benedire Dio: "Ti benedico, Padre, Signore del cielo e della terra perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli". Il tesoro secondo Gesù è nella terra della piccolezza. Noi al contrario, contagiati dal mito del successo, dell'esibizione, del colossale, scaviamo, a perdita di tempo, in altri campi, con il risultato di risuscitare tesori che sono fantasmi, volti truccati, maschere d'umanità, storie senza i colori dell'anima.

L'ossessione del "grande", dell'esibito, dell'urlato ci fa visitatori frettolosi, superficiali della terra, della terra del vivere quotidiano. Passiamo e non vediamo o perché c'è un mito sempre più in là da inseguire o perché c'è uno dei tanti proclami ecclesiastici da realizzare. Mentre intorno a te pulsa la vita: Nelle vene dei volti, delle storie quotidiane. Quotidiano, come piccolo, è bello. Bello agli occhi di Dio. E Maria disse . "Ha guardato la bassezza, la piccolezza, della sua serva".

Sono innamorato di Gesù e della sua vita. Gesù passava, vedeva, si fermava. Non era della razza degli uomini religiosi della parabola, che vedono e tirano diritto. Loro avevano un programma troppo importante da realizzare. Per lui importante era il volto che incrociava. Anche quando era circondato da una siepe di osannanti, la razza dei celebratori di eventi prestigiosi che non è ancora purtroppo in via di estinzione, lui, stretto dagli osannanti, si perdeva con lo sguardo a fissare l'uomo, piccolo - piccolo! - di statura, che aveva fatto dell'albero del sicomoro una terra di avvistamento.

Era la "pastorale" di Gesù, il suo modo di costruire il regno di Dio. Era una "pastorale" di volti. Il pastore che vive i giorni e le notti delle sue pecore, le conosce a una a una, si prende cura della pecora madre, e di quella stanca, di quella ferita. Dalla vita.

Gesù ha seminato nel mio cuore un sogno. Così sogno. Di essere non il prete dei documenti o degli infiniti programmi e proclami ecclesiastici, ma il prete delle piccole storie. Storie sacre.Dal giorno in cui lui, il Signore, le ha riconosciute sacre.. Ho detto sogno, non sempre ci riesco, ma so che la strada è questa. La strada è accorgersi dell'altro e della sete che è nell'altro. Lo potrai sapere, solo dopo averlo seguito, accompagnato. Lo saprai da lui. Non imponendogli i nostri bisogni spirituali.
Se hai questo sguardo affettuoso, ti potrai incantare perle storie, le mille storie, di cui sei fatto partecipe ogni giorno, dalla nascita alla morte, solo che tu guardi.

I semi del regno di Dio sono nel volto dei neonati che le mamme ti portano, è quasi una processione, dopo la Messa della domenica. Ti dicono- "è giusto che questo cucciolo ti veda, dopo averti ascoltato per tante domeniche nella mia pancia".

Semi del regno di Dio sono nei ragazzi che ti cercano per annunciarti che si vogliono sposare, vedi che si stringono teneramente l'un l'altro.Vorresti far sentire loro, sulla loro pelle, il sorriso di Dio, il Dio che in principio, quando creò l'uomo e la donna, si incantò a guardarli. "vide" è scritto "che erano una cosa bella, molto bella".
Semi del regno di Dio sono là dove scorgi avvicinamenti a Gesù, perché la parola, la sua, scrostata dalle pesantezze clericali, dal. carico delle tradizioni umane, ha avuto il potere di far sussultare il cuore.

Semi del regno di Dio li hai visti crescere accanto al letto di un papà moribondo, che faticava ad andarsene, dopo giorni e giorni di apparente incoscienza: Se ne andò leggero il giorno in cui i figli gli dissero: "Papà, va tranquillo, alla mamma ci pensiamo noi". Come se aspettasse solo questo.
Semi del regno di Dio intravedi nei volti, a volte, stanchi o negli occhi rigati di tristezza incontenibile e leggi quanta passione nel cuore: E vorresti abbracciare.

Semi del regno di Dio negli occhi che ti guardano con amore quando nella tua chiesa consegni il pane della Cena del Signore. Segni del suo regno nella tenerezza .stampata nell'incavo della mano, che si offre ad accogliere il mistero che arde nel pane.
Semi del regno di Dio paradossalmente in tanti troppi allontanamenti, che ti sembrano gridare l'attesa di una chiesa meno interessata a se stessa, appassionata solo di vangelo, il nudo vangelo.
Semi del regno di Dio in vite, mai esibite, fuori dagli organigrammi ecclesiastici, ma dentro, con una presenza lieve, a mo' di fermento, nella pasta dell'umanità.

Semi del regno di Dio in chi oggi testardamente, quando il vento tira in senso contrario, ancora insiste a credere nel messaggio del Concilio Vaticano Secondo, lontano da ogni riconoscimento che non sia quello di Dio.
Semi del regno di Dio in coloro che non si piegano alle lusinghe del principe, ma onorano l'arte di pensare e la libertà di coscienza. In faccia a chiunque. Per debito, debito sacro, verso Dio.

Potrei a lungo continuare e ogni giorno raccontare le storie di Dio: Sconosciute a chi corre dietro i miti pallidi della grandezza, sconosciute a chi non ha tempo di indugiare a contemplare.

"È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante": dirà la volpe al piccolo principe. Anche lui piccolo?

don Angelo


 
 
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