articoli di d. Angelo


 

I MURI E I PONTI

Ho visto le case della striscia di Gaza sventrate come grembi di donne violate e bambini, grembo di futuro, devastati. Ho visto piazze infiammate e bandiere bruciate, a cancellazione di un popolo. Muro contro muro. Un sogno spezzato. Strappato. Strappata, incendiata la bandiera di tutti, il sogno testardamente rincorso, che non fossimo in un prossimo futuro uomini dei muri ma dei ponti.

E al cuore mi ritorna una riflessione su muri e ponti che mi accadde di fare lo scorso anno pensando all'impegno indefesso e appassionato dell'Associazione Gea, Genitori ancora, di Fulvio Scaparro che opera nel campo della mediazione nei conflitti familiari.

Mi sono chiesto se andava cancellata, come bandiera strappata, quella pagina o se invece testardamente dovessimo resistere ad essere uomini e donne non dei muri ma dei ponti. E che cosa è muro e che cosa è ponte? Scrivevo:

I muri senza appigli sono, nel mio immaginario più immediato, terra di sgomento. Al cuore evocano d'istinto una poesia della mia adolescenza quando alcuni di noi in Seminario osavano leggere di nascosto versi di poeti contemporanei. La poesia che oggi mi si illumina è di Montale, in Ossi di seppia, nel suo incipit:

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Confesso che la muraglia con i suoi cocci aguzzi di bottiglia non finisce di atterrirmi: disegna ai miei occhi un destino senza speranze. Il muro è duro, immobile, rimane fermo. È gelido, puoi sbattervi il capo e ferirti. Ti respinge. È l'esclusione. I muri ti gridano l'estraneità. Hanno nelle loro fessurazioni un urlo di disumanità: "Tu fuori!". Solo una porta può ingentilire un muro e salvarlo. Perché è una ferita nella durezza. Ma se è porta chiusa, sbarrata fa tutt'uno con il muro, con la sua durezza e immobilità. Preclude ogni andare e ogni venire.

Forse per questo, quando la mia generazione vide crollare un muro, sventolò un sogno: che fosse stata strappata per sempre la bandiera della disumanità? Poi, piangendo nell'anima, vedemmo uomini sprecare fatica e sogni a innalzare altri muri. Li vidi una sera nel tramonto a Betlemme. E non erano le mura della città santa, mura ardenti nel sole. Erano muri imbevuti di gelo, di paura e di tramonto. Mi batté il cuore per un attimo, mi bussò il pensiero che tramontasse il sogno, il sogno che ci fa ancora degni di essere sperati.

Ma quei muri sono cifra di altri muri. Quanti altri muri! Ho visto quartieri della mia città circondati da muri. Più o meno invisibili. Da muri e da vigilantes. Muri sorvegliati. Come se celebrassero un'appartenenza chiusa e la diversità fosse in esilio.

Ma forse i muri più gelidi sono dentro di noi, i più resistenti, i più decisivi: là dove la diversità è in esilio: qui si è di una sola "pelle", di una sola lingua, di una sola religione, di una sola cultura. Muri di paura. C'è chi teme il meticciato, temono pluralità di voci, sono monocordi. Noi stiamo invece con gli antichi che confessavano paura per gli uomini di un solo libro, gli uomini del muro.

E dove vorresti trovare i credenti? Tra quelli che alzano muri, o tra quelli che gettano ponti? Difficilmente resistiamo al fascino di un ponte: è il superamento della voragine della distanza, congiunge ciò che sembrava incongiungibile, permette esplorazioni di altre terre. Le sue arcate sono sfida nel cielo, splendono come la vera sfida dell'umanità. Beati i costruttori di ponti. Ad ogni livello. Congiungono senza confondere: i ponti non mischiano le terre, mettono in comunicazione le ricchezze.

Dove vorresti trovare i credenti? Non sono forse seguaci di un Maestro che creò un ponte tra il cielo e la terra, Figlio di Dio in una tenda di carne? Il più sorprendente dei ponti, un'arcata infinita. Non sono forse seguaci di un Maestro che ha annullato nella sua carne il muro della separazione? "Egli infatti" scrive Paolo "è la nostra pace, colui che ha fatto dei due popoli un popolo solo, abbattendo il muro della separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia" (Ef 2,14). E dove vorresti oggi trovare i cristiani se non tra coloro che, come il loro Maestro, hanno l'arte di costruire insonnemente ponti?

don Angelo


 
 
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