articoli di d. Angelo


 

PENSIERI E PREGHIERE NELLA NOTTE
Ovvero essere parroco a Milano in tempo di elezioni

Fino a quando, Signore? Fino a quando dovremo sopportare questi volti e questi nomi?
Spuntano come funghi nella notte sui tabelloni elettorali. Li trovi inattesi il mattino. Li intravvedi e subito giri via lo sguardo, quasi non portino proprio buono, con quella faccia paciosa che fa mostra solo di se stessa.
Riempiono fino alla saturazione le nostre caselle postali, quelle delle canoniche soprattutto.
Un tempo alle chiese era chiesto di distribuire immagini di santi, "i santini": così li chiamavano i nostri anziani. Oggi qualcuno ci usa per ben altri "santi" e per ben altre distribuzioni. E volesse il cielo che ci si rifiutasse, noi adoratori dell'unico volto, dell'unico nome. Così è scritto.
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E siamo all'assalto delle chiese. Da parte di chi più dovrebbe difenderle. Usare la chiesa, usare il sacro, per fini di parte è tradirne la cattolicità.
Ci sono quelli che volantinano prima della Messa, ci sono quelli che volantinano dopo: gli uni in concorrenza con gli altri, a ridosso e a dispetto della celebrazione dell'unica fede.
Sui gradini a celebrare la concorrenza, dopo aver celebrato la Croce che abbatte ogni divisione.
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Arrivano tutti. Tutti insieme di questa stagione. Poi se ne vanno, come uccelli migratori. Torneranno -ne puoi essere certo- alla prossima tornata elettorale.
A ripetere le promesse di sempre. Tutti uguali, tutti a dire le medesime cose, tutti a gridare gli stessi proclami. E chissà perché -mistero dei misteri- tutti a farsi poi le scarpe gli uni agli altri.
Ci mandano le fotografie come segno di vicinanza.
Strana vicinanza per il vero, o Signore! Certo molto diversa, abissalmente diversa, dalla tua: tu non ci hai mandato fotografie, né sei venuto per "prendere" -tanto meno i voti- ma per "dare". Né ci hai visitati alla maniera di chi viene e va. Sei venuto, e non per un'ora né per una stagione. Sei rimasto una vita e hai condiviso.
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Ed è strano (o non tanto?) questo andare per sagrestie, questo battere alla porta dei preti.
È strano per chi tenacemente persiste a pensare che politica è servire e privilegiare il bene comune e non il bene di gruppo, fosse anche un gruppo ecclesiale: scrutare dunque le attese, quelle vere e anche quelle più segrete della gente e lavorare insonnemente perché ad esse sia data risposta.
E nemmeno li sfiora il dubbio che non sia cosa di buon gusto organizzare cene di questi tempi per parroci.
Quando poi osi dire: "Ma ancora non avete capito che sbagliate interlocutore, che da ascoltare non sono i preti, ma la gente, e che è là il vostro posto?", ti guardano con un'aria stranita, quasi tu fossi l'ultimo marziano.
"Ma dove" -ti chiedono- "incontrare la gente?".
Che strana cosa, Signore, credere che la gente la si incontra per le sagrestie e le canoniche. Per che cosa hai inventato le case, le piazze e le strade?
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Questa mattina, o Signore, ho incontrato un giornalista vecchio stampo, vecchio di anni, ma non di cuore e nemmeno di intelligenza. Verso di lui -ti dirò- ho una sorta di venerazione, che spesso mi trattiene dal fermarlo.
Ci siamo aperti il cuore. E il discorso cadde su queste elezioni, specchio inconfondibile dell'insopportabile degrado del costume politico.
Il giornalista vecchio stampo mi parlava con amarezza di quella carrellata disgustosa di volti elettorali, che siamo costretti a sopportarci ogni mattina dalle pagine del quotidiano cattolico, con una ostentazione e una vanità pari solo al vuoto delle parole che li accompagna.
E non sarà un'operazione di dubbio gusto questo prestarsi per pagine e pagine alla fiera della vanità e dell'arroganza?
E dov'è, Signore, la tua raccomandazione al "segreto del cuore"? dove la tua indignazione per l'ipocrisia di quelli che stazionano "nelle sinagoghe o agli angoli delle piazze"?
Non vorrei che quanto ti sto dicendo suonasse come un'indebita criminalizazzione di ogni campagna elettorale.
Occorre attenzione e discernimento. Ti sembrerà allora di capire in quali proposte abiti ancora l'evangelico "nel segreto", in quali altre l'indisponente e assordante "sulle piazze".
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E se non li votassimo?
Se non votassimo quelli che hanno soldi dalla loro parte, quelli che per mesi e mesi prima delle elezioni hanno fissato in modo permanente la loro immagine su un numero imprecisato di opuscoli e riviste che invadono le parrocchie? quelli che ti fanno i regali, e dal calendario-regalo ti perseguita ogni giorno la loro faccia, che ti augura un buon anno?
Così tutto l'anno. Che monotonia, Signore!
Se non votassimo quelli che possono anche permettersi il fattorino che recapita a ogni parrocchia plichi "personali", lettere "personali", in tempo di elezioni?, quelli che hanno il "dono" (o la spudoratezza?) di personalizzare perfino le lettere: "caro Angelo"? E non l'hai mai visto.
Quanto scialo di "caro" e di "amico", Signore, in tempo di elezioni!
E se non votassimo quelli che hanno pure una segretaria che si accerta che il plico del Presidente sia arrivato a destinazione?
"Ma, signorina, io sono a Milano per aprire e cestinare propaganda elettorale o per annunciare il Vangelo?".
Dall'altra parte del filo un silenzio imbarazzante sembra dire: "Ma esistono ancora preti pazzi a Milano?".
E se non votassimo quelli che hanno consorterie e fans a non finire e cavalcano i modelli vincenti del mondo? Dicono: "Non siamo del mondo", ma di questo mondo conoscono in modo impareggiabile strategie e seduzioni.
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E se votassimo il candidato impossibile? Così lo sognavo anni fa, e ancora non ho finito di sognarlo:

Ti ho visto
candidato senza appoggi
senza segreterie
senza confraternite
senza pubblicità e denaro.

Ti ho seguito nel sogno:
andavi
bucando la notte
con la faccia ingenua
osservando divertito
chilometri e chilometri di manifesti
-solo il tuo era assente-
te ne andavi felice nel buio
con le tue tasche vuote
e i panni un poco sdruciti.

Solo tu assente
nel paese degli uomini "veri"
quelli "giusti"
al posto "giusto".

E per un attimo
-un pugno di secondi-
impudentemente sognai
che tu fossi eletto.

Te ne andavi ancora
con le tue tasche vuote
la faccia ingenua
gli occhi stranamente felici.

"Dai loro frutti
li riconoscerete…".
Dalle tue tasche vuote
ti avremmo riconosciuto,
candidato
di uno strano paese.

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E se votassimo quelli che sono privi di mezzi, ma non di onestà e competenza? quelli che sanno dire la verità che fa perdere i voti, quelli che assomigliano tanto alla razza dei profeti? I tuoi profeti, Signore, uccisi dai padri e messi regolarmente sugli altari dai loro figli e nipoti.
Rara razza, o Signore! Dov'è la profezia del Vangelo nei discorsi che ci hanno scodellato di questi tempi fino alla noia?
Tutti a dire le cose che portano voti, tutti a proporre progetti che garantiscono la tua sicurezza -non quella degli altri-; le tue opere -non quelle di tutti-; il tuo bene e non il bene comune.
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Dunque i silenzi. Ci sono anche i silenzi elettorali.
È bene tacere di una città che sta sperperando miliardi per la celebrazione del Pallone e che conosce al suo interno cascine e case dove abitare significa oggi viveri su pagliericci, in tuguri anneriti di fumo e di miseria.
Ma che città è questa? E dov'è il Vangelo? Ma, già, non rientra nei programmi elettorali: questi sono discorsi che fanno perdere voti.
Ma non saranno i tuoi discorsi, Signore?
***
Ora finisco. So di aver detto cose pacifiche e cose discutibili, forse cose sgradite.
E ora ho paura. Ho paura che ancora una volta gli uomini degli apparati, abili come sono, riescano a strumentalizzare ai loro fini queste povere riflessioni.
Tale è la loro "abilità" che sanno far apparire discorsi da "Lega" discorsi che sono alternativi ad ogni Lega.
Il vento del Vangelo non va certo nella direzione del pensare a se stessi o del pensare ai pochi, né va nella direzione dello sgretolamento dello stato -così ognuno fa gli affari suoi o del suo gruppo! -. Non va nella direzione delle corporazioni. Va nella direzione dell'unico corpo.
E non si tratta più, lo vediamo, di operare qualche aggiustamento, che poi lasci le cose come prima.
C'è bisogno di vento nuovo, Signore, e di vie nuove, di energie nuove e di fantasia nuova, di spinte nuove e di vino nuovo.
Non è più tempo di rimescolare vecchie carte, né di rimescere il vecchio vino adulterato: "vino nuovo in otri nuovi" (Mc 2,22).
Donaci il tuo Spirito, Signore. E faccia nuovo questo cuore. Faccia nuova questa terra.

Don Angelo


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